Poesie in itinere (Controluna 2019)
ESTRATTI
La battigia della vita
A passi tardi m’indugio
sulla battigia della vita.
Morta che è la giovinezza,
altro non resta che un’infinita tristezza
e un horror vacui prima della fine.
Ma, infine, qual fu
quello strascico stanco
e senza senso che vita
chiamiamo?
Nulla è rimasto
di quello che ero.
Mi affido allora al dolce mistero
di un’onda spumosa che,
anch’essa, come me, indugia sulla battigia.
Arriverà forse un giorno
la primavera,
forse arriverà anche per me.
Il sangue nelle mie
vene è ghiacciato,
la linfa un
inerte fluido.
I miei muscoli
sono rami rinsecchiti
in un inverno
senza neve.
La speranza mia breve
di risorgere
sempre vien delusa.
Ma la mia giovinezza è illusa
di belle favole.
So che arriverà
la primavera.
Ma so anche che essa
altro non sarà
che una spanna
di sole
in una steppa di neve.
RECENSIONI
Marco Tabellione, Il Segnale, percorsi di ricerca letteraria, n. 125.
Con Antonio sanges, autore di Poesie in itinere, siamo di fronte a una poesia che cerca, anche attraverso il recupero di un linguaggio aulico e classico, i ristabilire la vecchia contrapposizione tra poeta e realtà, tra poeta addolorato ed emarginato e realtà cinica e violenta. Vi è dunque un riferimento evidente a tutta una tradizione che potremmo definire del dolore e delle lamentazioni, la quale Sanges tiene presente per la realizzazione dei suoi versi; tradizione che si pone a partire da quella stilnovista, ma ancora prima in età latina con i poeti neoteroi e poi elegiaci, in cui già la poesia si presenta come una forma di consolazione e soprattutto di sublimazione. […] Insomma un poeta apparentemente tradizionalista che, invece, anche tenendo conto della sua giovane età, si pone già come riferimento puntuale di una poesia, ancora capace, forse, di opporsi al dilagare contemporaneo della cultura materialistica, dedita all’utilitarismo e alla concretezza in modo totalitario e assoluto. […]